In questo capitolo uno sguardo alla situazione della chiesa isclana quale si presenta all’arrivo del vescovo De Vecchi di cui ci occupiamo. Bisogna innanzi tutto notare che il vescovo d’Ischia estende la sua giurisdizione sull’Isola omonima, che ha una superficie di quasi 47 kmq, e sulla piccola isola di Ventotene che fa parte, come si sa, del gruppo delle Isole Pontine. L’inclusione di questa isoletta di appena 1,54 km quadrati, con una popolazione oggi di circa cinquecento anime, nella giurisdizione del vescovo d’Ischia è documentata da una bolla di papa Innocenzo IV del febbraio 1243 e da altri documenti pontifici. Nei secoli successivi i documenti non parlano più di Ventotene, ma solo il vescovo Felice Amato, nella relazione ad limina del 12 aprile 1747, fa cenno alla giurisdizione che egli esercita su quest’Isola. Con un decreto legge del 13 ottobre 1770, quest’isoletta fu inclusa nella giurisdizione del vescovo di Gaeta e ancora oggi fa parte del territorio di quell’archidiocesi. La diocesi d’Ischia, escludendo quindi Ventotene, è formata dalla Città d’Ischia, chiusa fra le mura dell’isolotto, oggi detto “Castello”, unito all’isola più grande da un ponte , e dall’isola grande, cioè Ischia. Ai piedi della città, l’antico “Borgo di mare”, poi chiamato “Borgo di Celsa”, si sta ingrandendo sensibilmente e ha già valicato la “porta del borgo, in seguito detta del Martello”, oltre la chiesa dei Marinai dedicata allo Spirito Santo . Sopra il Borgo di Celsa vi è Campagnano. Più che un borgo, presenta delle case sparse fin sulle pendici del monte chiamato Piano Liguori. In rete il testo completo scaricabile qui